La resilienza di un popolo che sorride anche durante un genocidio
Quando accadono delle tragedie, il nostro cervello fa una cosa strana ma completamente comprensibile: rende le vittime non umane perché pensare che quello che gli sta succedendo possa succedere anche a noi è terribile. Così le vittime restano sospese in una sorta di limbo nel quale la loro vita precedente non esiste, esiste solamente la sofferenza dell’essere vittime.
Per questo motivo a volte occorre umanizzarle, renderle reali.
In questo caso si parla dei palestinesi, vittime di un genocidio. Li immaginiamo sospesi nel tempo, tra le bombe senza pensare che loro vivono e provano emozioni.
Gli aquiloni nel cielo
Siamo abituati a sentir parlare delle bombe nel cielo di Gaza o degli aerei israeliani, ma nel cielo di Gaza si vedono anche aquiloni, costruiti alla bell e meglio con i materiali che si posseggono. Aquiloni che volano nelle mani dei bambini che si divertono a fare a fare tra di loro o semplicemente a guardarli volare.
Poco sopra gli aquiloni volano gli aerei israeliani, ma ormai i bambini ci sono abituati, non ci fanno più caso.
Sorridono, i bambini, perché un gioco semplice come quello degli aquiloni è un piccolo spazio di felicità che hanno imparato ad assaporare.
Mohammed e Omar
Il profilo Instagram @omarherzshow conta ormai 1,6 milioni di followers. I due ragazzi mostrano le loro giornate in Palestina e quello che colpisce è la gioia e la volontà di sorridere.
I due amici mostrano come hanno organizzato un torneo di scacchi per i bambini delle zona con premi annessi e partite di calcio nel campetto.
Mostrano sorrisi, battute, partite ai videogiochi sul computer, giornate al piccolo bar che è rimasto, la resilienza di un popolo che anche nella guerra riesce in qualche modo a sorridere, a giocare e scherzare.
I due amici mostrano una Palestina diversa da quella dei giornali, una Palestina vera in cui le persone si aiutano a vicenda, in cui le persone resistono e sopravvivono.
La gioia della cucina
Ormai in Palestina il cibo è arrivato a prezzi altissimi e spesso chi lo ha lo condivide con gli altri.
Su Instagram Nisreen Shehada (@nisreendiary) mostra una giornata in cui cucina nella sua tenda.
La blogger cucina il pane e lo condivide con dei bambini che sorridono felici mentre aiutano ad impastare o assaggiano il pane tipico palestinese.
Noi consideriamo alcune cose come il cibo banali, basta andare al supermercato e comprare della farina per poi cucinare una pizza o una pagnotta o un dolce, ma in Palestina non è così. La farina manca, è poca e costosa perciò chi la riceve se la gusta il più possibile, anche condividendola con chi ha meno.
I bambini sorridono mentre impastano, felice di mangiare perché ogni pasto non è scontato.
Purtroppo, però, nonostante il popolo palestinese continui a sorridere, la situazione è tragica.
Siamo oltre i 40.000 morti, i palestinesi sono rifugiati in un lembo di terra, senza cibo, in tende fatiscenti e continuamente sotto attacco, per questo è necessario continuare a boicottare, donare e aiutare in ogni modo possibile.