Cowboy Carter: il capolavoro country di Beyoncé

La musica come atto di riappropriazione culturale e resistenza

Il 25 dicembre si è tenuto il NFL Christmas Gameday, show andato in onda su Netflix, con il doppio match Kansas City Chiefs vs. Pittsburgh Steelers e Baltimore Ravens vs. Houston Texans. Nell’halftime di quest’ultima partita, Beyoncé si è esibita a Houston con uno spettacolo di 13 minuti, accompagnata da artisti altrettanto fenomenali tra cui Post Malone, Shaboozey, Reyna Roberts, Tanner Adell, Brittney Spencer e Tiera Kennedy, ed inoltre, verso la fine di Texas Hold ‘Em, è stata raggiunta dalla figlia Blue Ivy, che già si era esibita con lei durante il tour Renaissance.

Nonostante la partita ora non sia più disponibile sulla piattaforma, l’esibizione è ora disponibile su Netflix ed è accessibile a tutti gli abbonati.

Perché l’album country di Beyoncé non ha conquistato l’Italia?

A differenza degli album di Charlie XCX, Ariana Grande, Sabrina Carpenter e Chappell Roan che hanno accompagnato la nostra estate con tormentoni di successo come 360, Taste, Espresso e tanti altri, Cowboy Carter, tuttavia, se in America era arrivato in prima posizione della Billboard 200, in Europa non ha ottenuto tanta notorietà, specialmente in Italia. L’album, inizialmente, non è stato accolto con entusiasmo: a differenza del primo atto della trilogia, Renaissance, caratterizzato da brani dal sound house e dance molto accattivante, Cowboy Carter si presenta come un album prevalentemente country, composto da ben 27 tracce. Questo cambio di genere non ha convinto molti ascoltatori, che lo hanno definito un lavoro “di nicchia“, destinato ad un pubblico ristretto. 

Tuttavia, è proprio questa svolta stilistica che merita di essere rivalutata. Beyoncé, da sempre capace di reinventarsi, ha mostrato con Cowboy Carter una grande abilità nell’immergersi in un genere complesso come il country, che avevamo già visto in precedenza nel 2016 con la canzone Daddy Lessons di Lemonade, arricchendolo con tematiche moderne e profonde. L’album, infatti, non è solo una celebrazione della musica country tradizionale, ma un omaggio alle radici culturali del Sud degli Stati Uniti, raccontate attraverso una lente contemporanea.

Un altro aspetto che potrebbe aver penalizzato l’album è la scarsa promozione su scala globale rispetto al precedente Renaissance. L’impatto visivo e sonoro di Renaissance è stato amplificato da un tour mastodontico e da una strategia di marketing aggressiva, mentre Cowboy Carter ha puntato su un approccio più intimo e meno commerciale. Questo potrebbe aver portato molti ad accantonare l’album senza concedergli una reale possibilità.

La storia dietro l’album

Cowboy Carter non nasce solo come sperimentazione dell’artista, ma si configura come un atto di riappropriazione, trasformando i segni di oppressione in potenti emblemi di orgoglio e affermazione culturale. Al tempo stesso, celebra il successo di molte personalità nere che hanno saputo affermarsi in ambiti storicamente dominati dalla cultura bianca. L’album si apre con Ameriican Requiem (il doppio “i” suggerisce che si tratta del secondo atto della trilogia), che rappresenta un requiem per il sogno americano, segnato dal tradimento dei principi di libertà e uguaglianza. È un malinconico omaggio a una società libera dall’odio e dalla discriminazione, un ideale che appare ancora fuori portata. Beyoncé parla del potere e della necessità di cambiamento.

Seguito da una delle tracce più significative, Blackbiird, cover dell’originale di Paula McCartney (1968, White Album dei Beatles). La canzone parla di un merlo nero che svanisce nel cuore della notte, una metafora delle persone oppresse, specialmente delle donne nere. In inglese (slang britannico), “bird” significa anche ragazza, di qui il significato di “ragazza nera” (“black bird” che secondo McCartney dovrebbe essere interpretato come “black girl“). McCartney stesso ha spiegato: 

“This was really a song from me to a black woman, experiencing these problems in the States: ‘Let me encourage you to keep trying, to keep your faith; there is hope.’”

— Billboard

Il testo allude al risveglio e alla presa di coscienza di queste persone, incoraggiandole a “volare” e a trovare la loro libertà nonostante le difficoltà. Beyoncé ha reinterpretato il brano per commemorare la lotta contro il razzismo, ancora persistente, e per riconoscere il contributo degli artisti neri alla musica americana. L’esecuzione, arricchita dalla presenza di Brittney Spencer, Reyna Roberts, Tanner Adell e Tiera Kennedy, amplifica il messaggio di speranza e resistenza.

Il viaggio musicale tra riflessione e rinascita

Cowboy Carter si conclude con Amen, canzone potente ed introspettiva che approfondisce i temi del dolore, redenzione e bisogno di misericordia. Il finale della canzone assume un tono più incisivo e carico di energia, che invoca la purificazione dai peccati del passato e l’abbandono definitivo di idee superate. Il riferimento ad Ameriican Requiem, rappresenta una riflessione sul passato e un invito a un impegno collettivo per costruire un futuro più luminoso. La chiusura con Amen si pone come un’affermazione di fede e unità, coinvolgendo gli ascoltatori in un percorso condiviso di rinascita e cambiamento

Cowboy Carter non è un album da consumare distrattamente, ma un viaggio musicale e narrativo che richiede di essere ascoltato nella sua interezza per coglierne appieno la profondità, i simbolismi e la straordinaria capacità di Beyoncé di unire riflessione e arte in un’opera che va ben oltre il semplice intrattenimento. Per apprezzarne davvero il messaggio e la qualità artistica, vi invitiamo ad ascoltarlo dall’inizio alla fine: lasciatevi trasportare dalle sue storie e sonorità, perché è un’esperienza che merita di essere vissuta senza interruzioni.

Chiara
Author: Chiara