Il DCA non riguarda il cibo?

Abbiamo intervistato una ragazza che ha sofferto di DCA: perché l’ascolto è alla base della vera comprensione

disturbi del comportamento alimentare (DCA) sono patologie che si manifestano attraverso comportamenti alimentari disfunzionali e preoccupazioni eccessive per il peso e la forma corporea. I DCA sono malattie complesse che coinvolgono sia fattori biologici che psicologici e si presentano in diverse forme, tra cui: anoressia nervosa, bulimia nervosa e binge eating.

Quando diciamo “comportamento alimentare” la prima cosa che ci viene in mente è il cibo: invece, indagando a fondo, si scopre che questo non è altro che la punta dell’iceberg. Nei lati oscuri di un DCA possono intrecciarsi innumerevoli fattori, che rendono estremamente personale ogni singolo percorso.

Purtroppo, l’idea pura del “cibo” causa enormi pregiudizi: come la credenza che l’obesità sia un disturbo del comportamento alimentare. No! Infatti, non tutte le persone con obesità hanno un DCA, e viceversa: non tutte le persone con un DCA presentano una condizione di obesità. Questo, forse, è generato dal fatto che in molti ignorano del tutto una questione basilare: dietro queste patologie, ci sono fattori psicologici, che prescindono, di base, dal cibo. 

L’intervista

Alla base dei DCA ci sono meccanismi complessi, che può comprendere appieno solo chi che ne ha sofferto. Generalizzare è un grave errore. Ognuno sviluppa la malattia a modo suo: ecco perché – per comprendere – dobbiamo essere capaci di ascoltare.

Abbiamo intervistato una ragazza ha sofferto di binge eating per diversi anni: si chiama Debora, ha ventidue anni, studia psicologia alla D’Annunzio; è stata molto disponibile a raccontarci la sua esperienza e fornirci nuovi spunti. La ringraziamo ancora di cuore per essersi aperta con noi

Noi ci siamo conosciute a gennaio, tu mi hai contattata. Vuoi dire un po’ com’è la situazione adesso?

Io ti ho contattata perché la situazione con i Disturbi del Comportamento Alimentare è cominciata a degenerare, già non era delle migliori per quanto riguarda i fondi che vengono dati dallo stato alle strutture. A gennaio hanno tagliato i pochi fondi e quindi è iniziato un giro di caos e manifestazioni, perché le strutture rischiano di chiudere. Già sono poco attrezzate e con pochi professionisti e i pazienti che dovevano entrare nelle strutture a volte hanno aspettato anche più di un anno. Più tempo passa più per una persona con queste problematiche di rischia di peggiorare e se si tratta di anoressia anche la morte. 

Tu mi hai detto che a Novembre hai creato un progetto: Corpi Lilla, con un’altra ragazza dell’Università. Come ti è venuto in mente di creare questo progetto ?

Io personalmente soffro di un DCA, il binge eating e parlando con una mia collega dell’università abbiamo pensato di invitare qualcuno a lezione che portasse questo argomento, perché se ne parla veramente poco. Da lì ci siamo rivolti all’associazione 360 dell’università di Chieti e sono stati molto disponibili a creare un incontro che riguardasse tutta l’università. Così abbiamo deciso di crearne un progetto, chiedendo i fondi e vedendo cosa ne uscisse fuori. Io e Angela siamo le ideatrici e abbiamo avuto un grande sostegno dall’associazione.

Come procede adesso?

Molto bene, stiamo provvedendo per fare due incontri ad ottobre con dei professionisti che si occupano di DCA: sono una psicologa, una dietista, una biologa nutrizionista e personal trainer, cercheremo di fare prevenzione e di aiutare le persone a trovare professionisti in grado di dargli una mano. 

Quand’è che tu sei riuscita a trovare l’aiuto giusto per il tuo disturbo, tanto che adesso riesci a parlarne apertamente per aiutare gli altri, non è semplice.

Non è affatto semplice, io ho iniziato a soffrire di questo disturbo a quattro anni, ma non è stato diagnosticato perché se ne parlava troppo poco. Adesso da due anni ho iniziato a parlarne con la mia psicologa che già mi seguiva per altre ragioni. Dopo un anno di terapia psicologica mi sono resa conto di aver bisogno di altro sostegno per riuscire a capirlo, accettarlo e farmi aiutare. Non è semplice chiedere aiuto, ci ho messo molto tempo. 
Ormai è da un anno e due mesi che ho conosciuto la mia dietista e personal trainer che mi seguono e insieme alla mia psicologa sono un team che mi aiutano. Adesso va molto molto meglio. 

Vieni da un piccolo paesino della Sicilia, che ruolo ha giovato il paesino nel tuo disturbo? Immagino che in una grande città sarebbe stato più semplice.

In primis, il fatto che non c’è informazione (sul binge eating) il mio era visto come un “ti piace mangiare” oppure “basta che fai una dieta” e prese in giro per il mio fisico. C’è un’idea che il corpo deve essere uno: quello magro, standard, ma ci sono tanti tipi di corpi e devono essere tutti rispettati. Penso che se fossi nata in una città sarebbe stato tutto diverso. Poi conoscendoci tutti le voci giravano e le persone parlavano troppo.

Quanto un DCA invalida la vita di una persona ?

Un DCA invalida al 100% la vita di una persona: che sia lo studio, lo sport, la famiglia, le amicizie…tendi a isolarti e mettere d a parte tutto il resto, esiste solo la malattia che ti fa allontanare da qualsiasi cosa, inizi ad essere scontroso, a non volerne parlare con nessuno, ascolti solo la voce nella tua testa che urla. 

Quindi un DCA non riguarda solamente l’alimentazione

Assolutamente. Hai notato non ho neanche nominato il cibo prima? Il cibo è un quarto di quello che c’è dietro, il cibo è il mezzo attraverso cui si manifesta il DCA. 

Quando ci siamo incontrate, mi hai detto che il DCA è un nemico, ma allo stesso tempo un amico. Che tipo di amico è?

yo Questa domanda è molto particolare, come la risposta che ti darò perché è molto basata sulla mia esperienza. Nel mio percorso, grazie alla mia dietista, ho visto vari punti di vista: non ho visto il DCA solo come nemico, ma anche per cio che fa per te. Nel momento in cui soffri di un disturbo alimentare, ne soffri perché dietro c’è un qualcosa di grande e forte, anche a livello di emozioni, che non riesci a controllare. A volte può essere una via di fuga, per me è stato così: mi ha salvato da tante situazioni come istinti suicidi, situazioni in cui non riuscivo a reggere il carico emotivo, quindi un amico in questo senso. Mi ha tolto molto, ma mi ha anche aiutato a superare delle situazioni che non avrei superato da sola. So che sono parole molto forti, ma è la verità. Il DCA è l’unico modo per gestire il dolore che hai dentro.


Per l’intervista di Debora, abbiamo creato un reportage video, che potete trovare su youtube:

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Author: jojo

Studentessa di Lettere Moderne, giovane e curiosa, con una passione per il giornalismo attivo. Tra i fondatori del blog. Instagram: @gginger.jojo