Il giorno dopo

La mia convivenza con il disturbo borderline di personalità

TW: autolesionismo, tentativi di suicidio, paura dell’abbandono, istinti autodistruttivi (abuso di alcol).


La mia esperienza

Posso dire quasi con certezza che l’anno scorso è stato il peggiore della mia vita, eppure aveva tutte le carte in regola per essere l’anno in cui finalmente potevo stare meglio: nuova città, primo anno di università, nuova gente… non è stato così.

Durante la pandemia, come è accaduto a molte persone, il mio disagio psicologico è aumentato a tal punto da dover richiedere alla scuola un piano didattico personalizzato con interrogazioni e verifiche programmate. Depressione, dicevano.

Non mi alzavo dal letto, a malapena facevo la doccia, i giorni si fondevano insieme creando un enorme loop di vuoto; molti pensano che la depressione sia una tristezza estrema, ma non è così: la depressione è vuoto, la depressione la senti anche fisicamente: hai meno fame, meno sete, ti riduci ad un involucro di te stesso.

Mi hanno dato dei farmaci, ma non facevano effetto o mi portavano troppo giù o troppo su; dopo aver passato vari specialisti e aver cominciato la psicoterapia, ho trovato la giusta combinazione di farmaci e tutto sembrava andare per il meglio: mi sono trasferita ad Urbino lasciandomi dietro la depressione, i miei due tentativi di suicidio e tagli sulla pelle coperti da un tatuaggio di un’edera.

L’anno peggiore

Ad Urbino sembrava andare tutto bene: uscivo tutti i weekend e avevo anche trovato degli amici, ma qualcosa non andava in me. Avevo sempre paura che le persone della mia vita mi abbandonassero e ricorrevo all’alcol per non pensare, odiavo la facoltà che avevo scelto, le medicine mi facevano dormire troppo e arrivare tardi a lezione e passavo ogni secondo a casa a pensare che i miei coiquilini mi odiassero.

All’esterno, però, sembrava andasse tutto bene, tranne l’occasionale messaggio sul gruppo di amici in cui chiedevo se effettivamente volevano che stessi con loro.

Le medicine mi avevano fatto ingrassare e sembravano farmi stare sempre peggio, perciò ho cominciato a bere sempre di più, tanto da far preoccupare le persone vicine a me.

Una sera come tante, le mie amiche mi avevano invitato a casa loro per passare una serata insieme ed io non vedevo l’ora: mi sono preparata e poi mi sono messa ad aspettare sul letto.

Mentre aspettavo una voce nella mia testa ha cominciato a parlarmi, a dirmi quanto ero inutile e che tutti mi odiavano. Ci ero abituata alle voci, ma questa volta era peggio.

La voce continuava e continuava, diceva che dovevo morire. Lo ripeteva urlandolo, con una tale intensità da farmi piangere. Io le ho dato retta: ho aperto il cassetto dove tenevo le pasticche e ho preso quattordici pillole, sapevo che sarebbero state abbastanza. Le ho ingoiate una alla volta, senza acqua; poi mi sono sdraiata nel letto e ho cominciato ad aspettare.

Dopo poco, le palpebre erano diventate pesantissime, ho pensato: “Ecco, questa è la fine” e ho chiuso gli occhi.

Dopo

Mi sono svegliata dopo sedici ore di sonno con trenta chiamate perse e la testa che mi scoppiava, completamente vestita. Sono scesa al piano di sotto e ho preso un OKI.

Sapevo che ero quasi andata in overdose, me lo diceva la sensazione di nausea, il mal di testa e la luce che sembrava troppo forte.

In quel momento, nella cucina della mia casa, per la prima volta ho provato sollievo nell’essere viva: la sensazione che avevo provato dopo aver preso tutte quelle pasticche era stata terrificante: desideravo morire, lo avevo desiderato per tutta la mia vita, ma quando mi sono avvicinata alla morte, ne ho avuto paura, una paura immensa. Ho pensato a chi avrebbe trovato il mio corpo, a cosa avrebbe pensato, al mio fidanzato che non sarebbe più riuscito a riprendersi, a mia madre che sarebbe morta dentro…

In quel momento, in quella cucina, mentre bevevo l’OKI, ho deciso che ce l’avrei messa tutta per stare meglio.

Diagnosi e cura

La diagnosi l’ho ricevuta recentemente: Disturbo Borderline di Personalità, una diagnosi che spaventa e da un anno ho trovato la cura giusta, ma a quella sera ci penso spesso. Penso che se ci fossi riuscita quella sera non avrei iniziato questo blog, non avrei trovato il corso di laurea che mi piace, non avrei conosciuto tante persone che mi vogliono bene.

Non posso dire di stare sempre bene, ma si migliora, piano piano.

Il suicidio è l’ultima sponda di un dolore perpetuo, che sembra non finire mai, ma nonostante questo si può stare meglio e sono contenta di averlo realizzato, sono contenta di aver realizzato che la vita può essere anche bella, che ci sono momenti che vale la pena di vivere.

Il disturbo borderline è una di quelle malattie che ti distrugge con i pensieri paranoici, la costante paura dell’abbandono, l’autolesionismo, i tentavi di suicidio, la rabbia continua, la psicosi, ma si può migliorare, si può stare meglio con il supporto delle persone che abbiamo vicino, con una buona psicoterapia e con una cura farmacologica. 

La luce c’è alla fine del tunnel: ho sofferto di depressione e bpd dalla terza media, sono sopravvissuta a tre tentativi di suicidio e non sono più spaventata di vivere.


Il bpd o disturbo borderline di personalità è caratterizzato da una modalità pervasiva di instabilità e di ipersensibilità nei rapporti interpersonali, instabilità nell’immagine di sé, estreme fluttuazioni dell’umore, e impulsività. I sintomi sono:

  • rapporti interpersonali instabili,
  • impulsività,
  • instabilità dell’umore,
  • rabbia intensa e inappropriata,
  • comportamenti autolesivi,
  • disturbo dell’identità,
  • cronici sentimenti di vuoto,
  • difficoltà a gestire la solitudine.

Se qualcuno che conoscete o voi stessi vi trovate in un momento di difficoltà, sappiate che potete chiamare questi numeri per supporto:

0223272327

Anche su whatsapp:

3240117252

Matilde
Author: Matilde

Studentessa di lettere con la passione per la scrittura e l'arte. Tra i fondatori del blog. Instagram: @little.goblin_