Il Padrino Parte II – recensione del film di Francis Ford Coppola

“Io credo nell’America”

Molteplici appassionati negli ultimi 50 anni hanno trovato l’assurda esigenza di discutere su quale tra i due film sia il migliore, ma esiste davvero una concorrenza onesta? Coppola spinge i confini della sua saga in una nuova consegna di narrazione eccezionale e una struttura avvincente e matura, grazie alla sequenza culminante del primo Padrino e l’acquisizione delle cinque famiglie. 

I due Don parallelamente brutali

Il Padrino Parte II mostra come mai prima d’ora la storia tra padre e figlio.
Da una parte, Don Vito Corleone era visto come un padre di famiglia dolce e premuroso che apprezzava la lealtà e la pace reciproca, mentre Michael era la figura di famiglia crudele e violenta che lottava per rendere la sua attività legittima e si impigliava solo ulteriormente nel ciclo di violenza da cui suo padre era partito.
Don Michael Corleone, nella ricerca spasmodica di potere e dello status quo ha perso tutto ciò a cui teneva, mentre distruggeva nel frattempo anche il suo io interiore. Ha finito per rovesciare il destino del padre, perdendo tutto nella speranza di replicare il ruolo prestigioso che gli è stato imposto, tutto a causa dell’ingiustizia e dell’inevitabilità del suo stile di vita. La mutazione agghiacciante nel Don mafioso, spietato, e dal cuore freddo lo ha reso piena vittima del credito sociale, fino a tal punto da divenire irriconoscibile agli occhi di moglie, fratelli, sorella, genitori, figli e persino agli occhi del pubblico. La comunità presto o tardi finì col perdere fiducia in lui e nel suo operato, e gradatamente il suo nome venne trascinato nel fango.

Tratteggiare i due archi narrativi

Le scene di flashback tra la Nuova Italia degli anni ’20 e il Nevada della fine degli anni ’50, sono diventate il metodo di stile più definito di genere mai utilizzato per catturare la differenza tra idealismo e capitalismo; lealtà alla famiglia e lealtà agli affari e al potere. Michael Corleone in chiesa, durante un battesimo, funziona sia come giustapposizione agli atti di violenza che come significante simbolico della sua nascita in una nuova vita. È sorprendentemente una grande epopea del crimine.

Le due narrazioni evidenziano le differenze ma creano anche forti connessioni, stilistiche e non; difatti tiene traccia dell’inizio di ogni “Don” mentre si trova nella sua posizione di autorità, ma quello che alla fine fa sul serio è tracciare miserabilmente la caduta di entrambi. Quella che sembra un’ascesa sono in realtà due tragedie in rima; un film di caduta costante mascherata da slancio verso l’alto.

Un De Niro abbagliante e caratteristico

L’aggiunta di De Niro è una decisione fantastica e ben ponderata di Coppola, il quale funge da completo visionario; gli anni ’70 sono stati il momento migliore per raccontare una storia così magnifica, valorizzata da uno splendido cast che riempie lo schermo e avvolti da una fotografia dai tratti tenebrosi. Tuttavia, a rendere “Il Padrino Parte II” uno dei migliori film mai realizzati, è la sua direzione naturale e per nulla forzata; è, inopinabilmente, uno stato d’animo che a malincuore non prevale più nel cinema moderno.

A me non piace la violenza Tommy, sono un uomo d’affari, e il sangue costa troppo.”
Don Vito Corleone

Ionela Harabagiu
Author: Ionela Harabagiu

Sono una cinefila e appassionata di videogiochi, con una capacità tutta mia di vedere oltre lo schermo