La pittrice italiana che non si conosce.
Ci sono tante pittrici donne nella storia, ma ben poche vengono riconosciute o ricordate.
Sfogliando un libro di storia dell’arte è facile notare la maggioranza di uomini nelle sue pagine: Michelangelo, Picasso, Renoir, Schiele, Klimt, Raffaello… le donne artiste, invece, sono dimenticate, lasciate fuori dai libri d’arte e considerate una rarità. Sofonisba Anguissola è una di queste donne, una delle poche che viene menzionata nei libri.
La vita
Sofonisba Anguissola nasce a Cremona il 2 febbraio 1532, in una famiglia aristocratica. Il padre Amilcare era un uomo ben inserito nel clima culturale di Cremona e volle che alle figlie fosse impartito lo studio della pittura e della musica.
Amilcare, quando Sofonisba aveva undici anni, la portò ad istruirsi con la sorella Elena alla bottega di Bernardino Campi, dove restarono per tre anni. Questa opportunità fu possibile per la nostra artista grazie all’intercessione del padre, dato che all’epoca solo gli uomini potevano diventare artisti. Sofonisba decise di specializzarsi nel ritratto, perciò nel 1549 si trasferì a Milano dal maestro Bernardo Gatti.
Le sue prime opere sono del 1551, principalmente ritratti di familiari, regina delle sue opere la sorella Elena. Amilcare Anguissola donò alcune delle opere della figlia a Michelangelo che si complimentò con lei per un disegno del fratellino morso da un gambero, riconoscendo la capacità dell’artista di ritrarre il dolore. Questo disegno ispirerà Ragazzo morso da un ramarro di Caravaggio.
Nel 1557 Sofonisba si recò a Piacenza dove realizzo un ritratto dell’Arcidiacono e seguì le lezioni di Giulio Clovio. In questa occasione poté vedere anche la Madonna Sistina di Raffaello, la quale la stupì profondamente e si aggiunse alla sua formazione artistica.
Nel 1559 Filippo II chiamò la pittrice a corte a Madrid per impartire lezioni di pittura alla giovane Elisabetta di Valois. Qui le sue capacità vennero riconosciute immediatamente e le vennero commissionati moltissimi ritratti. Sofonisba, però, non fu mai pagata come un collega uomo, ma veniva ricompensata con doni materiali.
Nel 1568 Elisabetta di Valois morì, ma la pittrice restò a corte come dama di compagnia e ritrattista delle figlie di Elisabetta.
Data la sua dote cospicua, l’artista si sposò per procura con il nobile siciliano Fabrizio Moncada, così nel 1573 si stabilì a Palermo. Il matrimonio, però, durò poco: Fabrizio fu ucciso da un attacco pirata. Anguissola gli dedicò la Madonna dell’Itria, dove sono rappresentate delle barche per onorare il marito.
Mentre tornava a Cremona, la pittrice conobbe Orazio Lomellini con il quale si sposò, trasferendosi così a Genova. La pittrice fu ammirata da Antoon Van Dyck con il quale si incontrò nel 1624 e lui le fece un ritratto. Morì il 16 novembre 1625 e fu sepolta a Palermo nella chiesa di San Giorgio dei Genovesi.
Lo stile di Sofonisba
Sofonisba era sicuramente un’abile ritrattista, capace di imprimere su tela sentimenti, sensazioni e soprattutto la vita di corte.
Nei suoi autoritratti inserisce moltissimi simboli per far capire la sua personalità e il suo modo di vedersi come artista.
Le sue opere sono tipicamente manieriste, di facile riconoscimento è l’uso della miniatura e gli scorci dei passaggi quasi fiamminghi.
La pittrice predilige i colori scuri e decisi, come è possibile notare in moltissimi autoritratti e nei ritratti della famiglia e della corte.