Quando i disastri in Ud’A vanno a danneggiarla, occorre dirlo: per il suo e il nostro bene.
Io odio chi si lamenta: lo giuro. Sono quel tipo di persona che cerca di vedere sempre il bicchiere mezzo pieno, e anche nei disastri, va in cerca di lati positivi. In questo caso, però, sono costretta a lanciare un lamento: un lamento che, in virtù della mia positività, porterò avanti come un augurio.
Ci sono studenti che, senza metterci la faccia, sparano a zero sulla nostra università: criticano a volte tutti i professori, a volte tutte le strutture, Chieti Scalo, Pescara, i rappresententati, le associazioni, il troppo studio e via discorrendo. Una noia tremenda, e soprattutto una pugnalata alle spalle! Come sputare nel piatto dove si mangia. Io non lo direi mai: la nostra università ha molti lati positivi, è innegabile, e non li citerò qui perché, appunto, non sono pochi e non voglio allungare troppo il discorso.
Ma è oggettivo che alcune cose non funzionano, e vanno così a danneggiare non solo noi, ma la sua stessa immagine.
A inizio agosto, al termine della sessione estiva, facciamo un augurio di guarigione: per farle del bene, perché ci teniamo, così come teniamo, soprattutto, agli studenti che pagano le tasse e non hanno diritto di avere, ad esempio, dei bagni con dei lavandini puliti. Esatto: citiamo oggi qualcosa che abbiamo trovato facendo il giro del polo di Lettere: lo consideriamo come un tassello in un puzzle.
Le immagini parlano da sole. Alcune situazioni ci sono da mesi.
1. I bagni
Parte uno: i lavandini
Parte due: romantici scambi di battute
Parte tre: asciugarsi le mani?
Parte quattro: aulici spettacoli osservabili dal WC
2. Mattonelle rotte in corridoio
3. Universitari a pecora (questa è storica)
4. Soffitti con macchie d’umidità oppure bucati
Ripetiamo allo stremo che non è una critica all’intera università D’Annunzio. Se qualcuno venisse a chiedermi: “Cosa ne pensi della tua università? Mi consigli di iscrivermi?”, io risponderei di sì. L’università mi ha dato tanto, fra professori e compagni, e continua a farlo; e io spero di poter ricambiare, anche facendo notare queste cose, che in confronto all’intera amministrazione non sono nulla. Ed è proprio quello il problema! Perché non sistemare cose così piccole, come ad esempio i lavandini?
Queste cose possono danneggiare la nostra immagine per esempio con i ragazzi delle scuole superiori che vengono a vedere l’Ateneo e partecipano alle attività. Si ritrovano a fare attività interessanti, promosse dai professori – che poi li convincono ad iscriversi – ma, andando in bagno, trovano certe “tenzoni”, carta che spesso manca, e i lavandini in quelle condizioni. Se il suo voto era dieci, per le attività, sciocchezze simili lo fanno scendere a nove.
Ci auguriamo che per settembre, per la notte dei ricercatori, venga tutto sistemato. Abbiamo già segnalato la situazione all’università.