Come il capitalismo strumentalizza il senso di colpa individuale.
Questo articolo nasce dalla spazzatura.
Ho vissuto nel mio quartiere per sedici anni della mia vita ed in questi sedici anni non abbiamo mai avuto la raccolta differenziata. Recentemente hanno deciso di attivarla anche da noi, porta a porta e ciò ha causato moltissime discussioni tra i residenti. Io, da conto mio, ho sempre ritenuto la differenziata importante per la salute del nostro pianeta, ma è davvero così? L’individuo può davvero salvare il pianeta solamente utilizzando cestini diversi?
Le cause dell’inquinamento
Basta cercare su Google per notare che le più grandi cause dell’inquinamento non sono propriamente dovute dall’individuo, quanto più dalle grandi industrie.
Tuttavia, la società in cui viviamo, ci fa credere il contrario: siamo noi individui ad inquinare e il vero cambiamento deve venire da noi. Per quanto sia vero che ognuno debba fare la propria parte, è innegabile che mentre noi facciamo la differenziata, le grandi aziende producono quintali di rifiuti inquinanti, senza appropriate regolamentazioni.

Il sito del Consiglio Europeo riporta che oltre 50 000 impianti industriali nell’UE sono responsabili del 20% di tutti gli inquinanti nell’aria e nell’acqua e del 40% delle emissioni di gas serra nell’UE. Noi singoli possiamo anche diventare vegani, utilizzare solamente energia pulita e fare la differenziata, ma ci sarà sempre qualche azienda, come quelle petrolifere, che inquinerà più di tutti noi messi insieme.
Aziende come ExxonMobil, Chevron e BP, continueranno a produrre spaventose quantità di gas serra e tutta la nostra fatica andrà sprecata.
La colpevolizzazione individuale come strumento

Le società capitalistiche come quella in cui viviamo sono basate sul guadagno, tutto è basato sui soldi. Utilizzare materiali scadenti e non riciclabili, smaltire i rifiuti in maniera non corretta, tutto questo conviene economicamente alle aziende, perciò la società è impossibilitata a condannarle per il proprio interesse. Ma i danni sono evidenti e la colpa deve ricadere su qualcuno, perciò il capitalismo sfrutta il senso di colpa individuale dicendoci che siamo noi alla base di tutti i problemi e che siamo noi a dovercene assumere la responsabilità. E noi lo facciamo: usiamo meno acqua, sprechiamo meno cibo, utilizziamo meno plastica e compriamo vestiti usati, ma sembra non bastare mai e allora ci ripetiamo che è colpa di quel tizio che non fa la differenziata o di chi compra ad H&M invece che al mercatino e ci diamo addosso, ignorando l’inquinamento delle aziende che pensano solo a far arricchire chi è già ricco. Incolpiamo i poveri e così facciamo il gioco del capitalismo. Alla fin fine è vero che ognuno deve fare la sua parte, ma questo include anche aziende petrolifere e CEO miliardari.
E quindi? Dobbiamo smettere di riciclare?
No, ma decolpevolizzarci sì.
Invece di incolpare chi non ha soldi per sopravvivere, incolpiamo chi è davvero responsabile. Invece di sentirci in colpa per non aver buttato per una volta un bicchiere di plastica nella differenziata, spingiamo i governi a misure più restrittive per le aziende inquinanti.
In un mondo in cui gli USA escono dall’Accordo di Parigi e reintroducono le cannucce di plastica monouso, scioperiamo affinché siano i veri colpevoli a pagare, non chi è solo un numero in mezzo a milioni di altri numeri.
