“Poco professionali e poco qualificati, talvolta maleducati, infedeli alla divisa, restii a restare oltre l’orario delle canoniche sette ore…”
Proprio così scrive in un articolo il Corriere della Sera: cita un annuncio in un bar a Siviglia, in cui proprietario cerca personale con più di 45 anni.
Sentiamo spesso dire che i giovani non vogliono lavorare e sono tutti pigri e poco qualificati, ma la realtà è un’altra: turni di lavoro da schiavi, strazianti, con uno stipendio da fame e senza contratto.
La realtà, a mio avviso, è che i datori di lavoro cercano i giovani perché possono giustificare lo stipendio basso e i turni lunghissimi con la poca esperienza data dall’età.
Diciamoci la verità: nessuno vuole essere sfruttato sul posto di lavoro (PMI.it, in un recente sondaggio, ha mostrato come questa sia la più grande paura dei lavoratori) e la poca esperienza non giustifica affatto il comportamento di molti datori di lavoro.
A ciò, c’è da aggiungere che per i giovani è difficile trovare un impiego in quanto spesso viene richiesto un numero di anni di esperienza difficile da ottenere per un ventenne o un trentenne.
Un articolo del 2019 del Sole 24 Ore – https://www.ilsole24ore.com/art/perche-giovani-fanno-fatica-trovare-lavoro-italia-AESVfiKH – parla dei vari miti sui giovani lavoratori e uno di questi è: i giovani sono “bamboccioni” perché “si rifiutano di accettare retribuzioni di ingresso inferiori alle proprie aspettative”, come se richiedere uno stipendio adatto alle proprie capacità fosse un capriccio.
Sentiamo spesso dire che “bisogna accontentarsi”, ma sappiamo anche bene che i giovani d’oggi studiano di più ed hanno più qualifiche di quelli di ieri.
Il bilancio sui giovani nel 2024
Il Consiglio Nazionale dei Giovani e l’Agenzia Italiana per la Gioventù hanno presentato il nuovo rapporto “Giovani 2024: il bilancio di una generazione”, il sito dell’Agenzia Italiana per la Gioventù, lo riassume così:
L’Italia ha perso in venti anni oltre un quinto dei giovani, diventando ultima in Europa per la presenza di under 35; migliorano gli indicatori del mercato del lavoro. Ma al Sud la disoccupazione giovanile è pari a tre volte quella del Nord; il lavoro dei giovani è sempre più instabile e discontinuo, anche nel settore pubblico; basse retribuzioni per i giovani del settore privato. Meglio il lavoro pubblico, ma negli ultimi 5 anni calano i salari reali; crisi di rappresentatività e crollo della rappresentanza: soltanto un elettore su 5 ha meno di 35 anni, e i giovani eletti alla Camera crollano sotto il 7%; istituzioni ancora distanti dalle esigenze dei giovani, cresce la fiducia nell’Europa; 7 giovani su 10 preoccupati dall’ingresso nel mondo del lavoro. Molestie, ricatti e vessazioni, timori diffusi tra le giovani; sono salute e famiglia i fattori centrali per la qualità della vita di un giovane; il contrasto alla violenza di genere e la lotta alla mafia, interventi prioritari per migliorare la qualità della vita dei giovani; i giovani si sentono poco compresi dagli adulti nelle loro fragilità.
Fuga e rientro di cervelli
I giovani, retribuiti non secondo le capacità ma in base all’età, spesso costretti a turni disumani, non hanno altra scelta se non quella di fuggire all’estero per trovare possibilità di lavoro migliori. Negli ultimi 10 anni, l’Italia ha perso 1,3 milioni di persone che sono andate all’estero per lavorare a condizioni più umane, molte delle quali erano giovani: infatti la maggior parte degli under 35 ritiene che il problema della ricerca di lavoro in Italia sia la richiesta di esperienza minima.
La comunicazione tra il mondo della formazione e quello del lavoro è quasi inesistente ed è così che si creano incongruenze come richieste di esperienza minima di 10 anni per giovani di venti o trent’anni.
Da quest’anno, tuttavia, il governo ha deciso di dare delle agevolazioni ai cervelli in fuga, offrendo una riduzione della tassazione del 50% entro un limite di reddito di 600.000 euro per i lavoratori con requisiti di alta specializzazione. Ciò verrà applicato a chi nel 2024 sposterà la residenza dall’estero in Italia, per questo motivo alcuni dei giovani che si erano trasferiti all’esterno hanno deciso di rientrare in Italia.
Perché i giovani non si sentono capiti dagli adulti?
I giovani non si sentono più capiti dagli adulti perché i problemi di oggi sono diversi dai problemi di ieri: salute mentale, salute fisica, diritti civili, oppressione…
I giovani di oggi puntano i piedi, non si fanno sfruttare: se un salario è inferiore alle loro aspettative, lo rifiutano, se gli chiedono di fare più ore non pagati, non le fanno.
Nel 2024 non è più accettabile non essere pagati, né essere sfruttati con la pretesa di una “prova” o di uno “stage” che ti darà più “esperienza”; gli adulti non capiscono più i problemi dei giovani né in ambito lavorativo né in ambito familiare perché le problematiche dei giovani sono cambaite drasticamente, specialmente con la crisi economica e la mancanza di lavoro in Italia.
I datori di lavoro spesso cercano di sfruttare i giovani in quanto tali e, quando i giovani non si fanno sfruttare, si lamentano della loro pigrizia o insofferenza.
La verità è che i giovani di oggi hanno imparato a farsi rispettare e ai datori di lavoro questa cosa non piace.
Loro parlano della dignità del lavoro. Balle. La dignità è nel tempo libero.
– Herman Melville