La storia di Vincenza Lofino, l’attivista che pedala
Leggi tutto: Attivismo fai da te“Io mi sento ciclista e ho voluto pedalare“: si presenta così Vincenza Lofino, 39 anni, pugliese, alla Ciclofficina popolare di Pescara, un luogo unico in Italia, dove è possibile trovare biciclette di tutti i generi e persone di tutte le età.
Parla schiettamente e tutti l’ascoltano in silenzio, alzandosi di tanto in tanto per comprare una birra (rigorosamente servita in bicchieri riutilizzabili) e prendere qualcosa da mangiare.
Con Vincenza parliamo di tutto, dal suo odio per i pomodori alla marciona trasfemminista di Milano, ma soprattutto parliamo di attivismo.
La storia di Vincenza
La domanda di come si sia avvicinata all’attivismo sorge quasi spontanea: Vincenza ci risponde che lei ha iniziato facendo “gavetta” nelle associazioni universitarie, per poi muoversi ad associazioni medie e alla fine è arrivate alle Nazione Unite, per le quali lavora come consulente.
Ma cosa fa una cicloattivista? Ci spiega che ha voluto unire la sua passione per la bicicletta (nata dopo un incidente) all’attivismo: “ho trovato la mia chiave“. Semplicemente, quando decide di fare un viaggio in bicicletta, lo lega ad una causa, contattando un’associazione e raccogliendo fondi con il crowdfunding. Sono viaggi lunghi e spesso anche tortuosi, ma una doppia passione la spinge: quella per lo sport e quella dell’attivismo.
La bicicletta per lei è un simbolo di resistenza e libertà. “Non sono un’atleta, non mi importa di arrivare prima”, dice “io sono una cicloattivista“.
I viaggi in bicicletta
Vincenza racconta dei suoi 4000 km in due mesi attraverso la Tunisia tra deserti, intossicazioni e colpi di caldo e poi la tratta da Palermo a Milano per raccogliere fondi per la Onlus ResQ. Poi un difficilissimo tour sulle montagne dei Balcani, pedalando per l’est dell’Europa lungo sei paesi per supportare un orfanotrofio con Inter Campus Ungheria. Un trasferimento di casa da Milano a Brindisi di 1000km a cui ha voluto unire una raccolta fondi per la causa di Refugees Welcome.
Infine l’ultimo viaggio, in nove persone, da Milano a Roma per sostenere i Gaza Sunbirds, un gruppo di ciclisti paraolimpici palestinesi menomati dalle bombe, ma che hanno voluto continuare a pedalare. Sono riusciti ad ottenere il permesso di qualificarsi per le paraolimpiadi di Parigi 2024 e ringraziano profondamente Vincenza, riferendole quanto il popolo palestinese e quello italiano siano simili: “dicono brothers” ci riferisce la cicloattivista, parlando di come i Gaza Sunbirds si sentano vicini agli italiani.
Ci spiega che per fare il cicloattivista basta una bicicletta, la voglia di sostenere una causa e un’associazione seria con progetti attivi, il resto è una buona dose di self-marketing attraverso i social; ci spiega anche che il cicloattivismo è intersezionalità: facendo attivismo con la bici si sostiene sia una causa, ma si è anche ecosostenibili.
L’intersezionalità è un qualcosa a cui l’attivista tiene molto: l’inclusione è fondamentale. Le relazioni tra le categorie sociali sono complicate e intrecciate e per spiegarlo bene cita Michela Murgia:
Se si vuole fare una battaglia comune, io non posso pensare che il piano del genere sia l’unico su cui devo agire. Nel momento in cui denuncio il mio dislivello di potere rispetto al maschio, devo riconoscere il mio privilegio rispetto a una donna come me, ma non bianca e non ricca.
Come ognuno di noi può fare attivismo
La “chiave” – come la definisce lei – di Vincenza è il ciclismo, ma aggiunge che l’attivismo si può fare in qualsiasi modo, anche trasformando una festa di compleanno in un momento in cui raccogliere fondi per una causa.
Per lei, fare attivismo non è solo scendere in piazza e gridare, ma anche condividere informazioni, informarsi e mettere a servizio di una causa i propri talenti e le proprie passioni; così il giornalista può scrivere un articolo in supporto di un’associazione benefica o un fumettista può vendere i suoi disegni per poi donare il ricavato in beneficenza.
Il punto è che ognuno di noi può fare attivismo anche unendolo alle proprie passioni: il ciclismo è una di queste, o almeno lo è stato per Vincenza.
Dovremmo tutti trovare la nostra chiave di attivismo, un attivismo un po’ fai da te.