Quando il latte è solo una scusa per sopravvivere

Pixel e silenzi
Il 26 agosto 2020 uscì un videogioco che sin da subito è entrato a far parte delle discussioni riguardanti la meta narrativa all’interno delle opere videoludiche. Parliamo di “Milk inside a bag of milk inside a bag of milk” (letteralmente tradotto “Latte dentro una busta di latte dentro una busta di latte”), Visual novel a pixel creata dallo sviluppatore russo Nikita Kryukov. In questo suo prodotto siamo invitati ad accompagnare in una “normale” giornata una ragazza a comprare una busta di latte.
Nel labirinto della mente
In questa breve ma intensa avventura dovremmo aiutare “La ragazza” a comprare del latte e tornare a casa da sua madre. Sarebbe tutto molto semplice e normale se non fosse che la protagonista è afflitta da diversi traumi e fobie che le impediscono di avere una conversazione fluida o addirittura di parlare, anche per pochi secondi, col cassiere del supermercato. In tutta la vicenda noi, il giocatore, vedremo il mondo dalla prospettiva della ragazza e questo comporta anche il fatto di poter vedere il mondo come lo vede lei, un mondo tutto rosso e in cui le persone sembrano creature uscite da un libro dark fantasy. Per tutto il tragitto la ragazza per farsi coraggio e avere la determinazione nello svolgere il suo compito, si rivolgerà al giocatore per trovare conforto nelle sue gentili parole che la faranno rallegrare o tornare alla crudele realtà. Una realtà in cui a nessuno importa di lei.

Fobie come finestre sul dolore
La nostra protagonista ha dovuto lottare con varie paure e traumi che la perseguitano sin da piccola. Tra le numerose abbiamo la scopofobia, ossia la paura dell’essere osservati e del disagio che esso porta, ciò lo possiamo vivere in modo molto intimo con lei, dato che le immagini mostrate sullo schermo sono cose che lei vede con i suoi occhi: riusciamo a percepire ogni singolo sguardo e l’oppressione che esso causa. Abbiamo la nictofobia, la paura del buio, che se può sembrare banale, d’altro canto può causare una grande sensazione di insicurezza. Avere sempre la sensazione che ci possa essere qualcosa nell’oscurità che ci osserva è un esempio di ciò che la ragazza ci fa sin da subito percepire all’inizio del gioco. Successivamente abbiamo la basofobia, la paura di cadere nel vuoto, causato principalmente da un trauma che ha subito da piccola. Infine non abbiamo una fobia, ma bensì una madre non curante della salute mentale della figlia: l’unica cosa che le importa è che prenda le “medicine” e che porti a casa la busta di latte dentro la busta di latte.

Il vasto mondo delle visual novel
Sicuramente le visual novel sono uno dei più innovativi generi videoludici mai creati: riescono a farti immedesimare nei personaggi che “controlli” e a mostrarti una visione del mondo di gioco totalmente soggettivo, grazie alle diverse scelte multiple che si possono prendere. Un videogioco molto simile che affronta tematiche analoghe a “Milk inside a bag of milk” è “Doki doki literature club” che riesce a “trascinare”, in certi casi quasi letteralmente, all’interno del gioco per riuscire a colpire nei modi più fantasiosi e affascinanti i lettori. D’altronde si tratta di leggere un romanzo con immagini, in cui la storia è nelle tue mani. Ma in certi casi, come in questi due, magari, siamo proprio noi ad essere esaminati dal gioco.
